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Protesi mammarie: a Manchester si studiano nuovi rivestimenti esterni

protesi-senoNon posso non aggiornarmi costantemente su tutto quello che concerne l’evoluzione tecnica delle protesi mammarie, che hanno fatto passi da gigante dal lontano 1962, l’anno che ha visto il primo impianto in un ospedale USA.

Ancora oggi, nonostante i numerosi miglioramenti, non poche pazienti – circa il 10% del totale a livello mondiale – lamentano lo sviluppo di contratture capsulari.

Perché succede questo? Per il semplice fatto che l’organismo riconosce la protesi come un corpo estraneo, circondandola con un tessuto dalle caratteristiche fibrose.

In questi casi le conseguenze sono chiare, e riguardano soprattutto episodi di forte dolore e poca soddisfazione dal punto di vista estetico.

Alcuni ricercatori dell’Università di Manchester stanno però studiando una soluzione per far fronte a questo problema. Si tratta di una protesi con un rivestimento esterno che imita la superficie non perfettamente liscia della cute, determinando così una risposta meno traumatica da parte dell’organismo. La criticità non viene eliminata totalmente, ma il rischio di contratture capsulari è ridotto di molto.

Lo studio è ancora in fase sperimentale e non resta che attendere per vedere dove porterà il percorso intrapreso. Per quello che mi riguarda non posso che essere ottimista e sicuro che manchi davvero poco alla possibilità di dimenticare il problema della contrattura capsulare.

Di passi importanti in chirurgia estetica ne sono stati compiuti tantissimi in pochi anni, ma le porte del progresso sono ancora aperte!

 

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