Sono numerose le donne che, ogni giorno, scelgono di sottoporsi a un intervento di mastoplastica additiva secondaria. Inizio a chiarire il quadro generale ricordando che, con il sopra citato termine, si inquadra un’operazione di chirurgia estetica durante la quale vengono sostituite o revisionate protesi mammarie precedentemente inserite (da quanti anni dipende da diversi fattori, in primis l’età).
Intervento che effettuo mantenendo la cicatrice della mastoplastica additiva primaria – le domande in merito a questo aspetto sono molto frequenti sul mio profilo Instagram – la procedura a cui è dedicato questo articolo mi vede prediligere le protesi in poliuretano, tipologia di impianto a cui, come ben sa chi mi segue su queste pagine e sui social, dedico un’intensa attività didattica tra masterclass e corsi one to one indirizzati ai colleghi chirurghi estetici.
Un altro aspetto importante da sottolineare riguarda il fatto che, in alcuni casi, la mastoplastica additiva secondaria può essere associata all’intervento di mastopessi. Questa situazione si verifica soprattutto quando si ha a che fare con pazienti che si sono sottoposte alla mastoplastica additiva primaria e successivamente sono diventate mamme.
Quando chiamo in causa le circostanze appena descritte, ci tengo a precisare che i cambiamenti alla base della sostituzione delle protesi non riguardano gli impianti, potenzialmente in grado di durare in eterno, ma il corpo. Una paziente che si sottopone in giovane età alla mastoplastica additiva primaria e, come poco fa accennato, affronta la gravidanza anche più volte, avrà non poche possibilità di andare incontro a un intervento di revisione protesica.
Una notizia che renderà felice molte aspiranti pazienti che stanno pensando alla revisione riguarda il recupero. In linea di massima, infatti, è più veloce rispetto a quello dell’intervento primario. Il motivo è legato al fatto che le prime protesi hanno assolto la funzione di espansori, rendendo di fatto meno fastidiosa la distensione della cute (ovviamente si parla di un paragone rispetto all’intervento primario).