Quando si apre il capitolo delle protesi in mastoplastica additiva, si chiama in causa quello che, a ragione, può essere definito come un vero e proprio mondo.
La prima classificazione degli impianti vede in primo piano le protesi tonde e quelle a goccia. Le ultime sono caratterizzate da una forma più affine a quella naturale del seno.
Nell’ambito delle protesi a goccia in mastoplastica additiva, vanno inclusi gli impianti ergonomici e quelli anatomici. Mi si pongono spesso domande sulla differenza, che è rilevante.
Come spiego in questo Reel, gli impianti ergonomici – quelli di Motiva sono al centro di una masterclass che terrò domani a Roma e che si rivolge ai colleghi intenzionati a integrare il loro utilizzo nella quotidianità in sala operatoria – sono protesi tonde che, nel momento in cui vengono posizionate in verticale, assumono una forma a goccia.
Le seconde, invece, nascono già preformate.
Qual è il fattore che influisce maggiormente nella scelta in vista di un intervento di mastoplastica additiva? Innanzitutto l’età. Le protesi ergonomiche, morbidissime, sono particolarmente adatte a pazienti molto giovani.
Con la loro superficie liscia – o, per essere precisi, nano testurizzata, tendono a scendere un po’ con il tempo, adattandosi ai cambiamenti che coinvolgono il seno nel corso degli anni.
Le seconde, invece, sono ultra stabili e sono contraddistinte da una superficie che attacca fortemente ai tessuti. Rimangono a lungo nella posizione in cui vengono messe. Tendo a sceglierle soprattutto in pazienti più avanti con gli anni, che abbiano, per esempio, già avuto diverse gravidanze con eventuali percorsi di allattamento al seno.
Nelle giovani, infatti, possono risultare un pochino dure.
L’esempio delle due tipologie di protesi appena descritte fa capire come pochi quanto la personalizzazione in mastoplastica additiva sia cruciale. Grazie alla chiarezza del chirurgo e alla sua capacità di osservazione, ma anche all’aiuto della tecnologia e di Crisalix, si possono ottenere risultati a dir poco soddisfacenti.