Tra le numerose domande che mi vengono poste sulla mastoplastica additiva – sui social, così come in studio durante le visite pre operatorie – spiccano gli interrogativi relativi al ricorso o meno ai drenaggi nell’immediato post intervento. Aventi lo scopo di favorire la fuoriuscita dalla ferita di liquidi, materiale ematico e siero, rappresentano un dettaglio che divide spesso i chirurghi plastici.
Vanno messi o no? Dipende dalla tecnica chirurgica che si adotta. Nel caso degli interventi di mastopessi, operazione nota anche come lifting del seno nonché procedura che può prevedere, se la paziente lo desidera, pure un aumento di volume con inserimento di protesi oltre al sollevamento dei tessuti lassi, vanno utilizzati. Diverso, invece, è quello della mastoplastica additiva, intervento che mi vede, nella maggior parte delle situazioni, ricorrere alla tecnica Dual Plane.
Per questa tipologia di operazione di chirurgia estetica del seno, il ricorso al drenaggio nella mia quotidianità chirurgica è pressoché nullo.
Diversi autori lo sconsigliano quando possibile fonte di infezioni. Su Instagram, nelle scorse settimane, ho anche dato numeri specifici, facendo presente che, in media, lo utilizzo nello 0,5% dei miei casi chirurgici, circa una volta su 200.
Non lo metto proprio per prevenire le infezioni e, nella mia esperienza di chirurgo plastico esperto in mastoplastica additiva – è il mio intervento di punta assieme con la gluteoplastica mini invasiva – non ritengo che questo abbia portato, negli anni, a un incremento delle raccolte ematiche (lividi, ecchimosi etc.).
Di sicuro, senza drenaggio dopo la mastoplastica additiva è maggiore il comfort per la paziente.
Come sopra accennato, esistono dei casi, seppur pochi, in cui il posizionamento del drenaggio in mastoplastica additiva è indicato. Tra questi rientrano, per esempio, evenienze come i problemi di coagulazione, preventivamente inquadrate tramite gli esami ematici ai quali tutte le pazienti devono sottoporsi prima di qualsiasi intervento di chirurgia estetica.
