Quanto è stabile il risultato di un lipofilling post mastoplastica additiva? Data la popolarità delle procedure che prevedono l’inoculazione di grasso autologo, le domande in merito che mi vengono poste sono sempre di più, sia durante le visite in studio, sia su Instagram. Quando rispondo ricordo sempre che, nel momento in cui si ricorre al grasso, meno se ne utilizza, più il risultato si stabilizza in tempi rapidi.
Facciamo l’esempio concreto di una donna che vuole passare da una seconda di seno a una quarta. In questi casi, il ricorso al solo grasso autologo dà un risultato che, a gran voce, si può definire deludente. Se, invece, lo si utilizza per ritocchi, tra cui la diminuzione della distanza tra i due seni e il riempimento di piccole depressioni residue che possono palesarsi sul versante mediale, si può parlare di una notevole stabilità per il lipofilling post mastoplastica additiva.
Si tratta di un approccio che vale pure per la gluteoplastica. Come ho avuto modo di ricordare in questo articolo, se il fine ultimo è l’aumento di volume, il grasso autologo, che essendo privo di muscoli “cade” verso il basso, non è la soluzione (in tutto ciò, bisogna rammentare che, per riempire l’area del gluteo, ne serve una quantità a dir poco ingente). Serve, come nel caso del lipofilling post mastoplastica additiva, per i ritocchi dei dettagli, per esempio per la definizione della fossetta.
In entrambi i miei interventi di punta, il lipofilling ha senso ed è in grado di garantire un risultato stabile, ma se impiegato nelle giuste quantità e, ribadisco, non per dare volume. Per l’obiettivo appena menzionato, c’è l’impianto della protesi. Le donne che si vogliono sottoporre alla mastoplastica additiva possono definire tutte le specifiche in merito già in studio grazie alla realtà aumentata e a strumenti come Crisalix, software che permette di apprezzare una simulazione realistica del risultato dell’intervento.
