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IL “MURO DI VULVE” CHE CHIAMA IN CAUSA I CHIRURGHI PLASTICI

sex1111Oggi sono stato attirato da alcune dichiarazioni dello scultore Jamie McCartney, che qualche giorno fa ha inaugurato a Londra, all’interno della mostra Skin Deep, la sua opera intitolata “The great wall of vagina”: 400 calchi di vulve che compongono un muro. L’artista ha raccontato i concetti espressi in questa opera, in particolare di come, con quel “muro”, si vada oltre le allusioni alla pornografia, di come i genitali, se considerati fuori dal corpo, siano tutto tranne che sexy e di quanto, così numerosi e messi accanto l’uno all’altro, nell’oggettività del calco bianco, si possano eliminare ogni questione di razza o colore. Un muro di vulve, per far capire alle donne, che non esiste la vulva perfetta, perché ognuna diversa e quindi unica.

L’opera può incuriosire, piacere come no e se sono d’accordo su parte delle dichiarazioni dell’artista appena sopra riportate, non posso condividere queste:”Piuttosto che rassicurare le donne sul fatto che non hanno nulla da temere, tanti chirurghi plastici si sentono in diritto di convincerle delle loro imperfezioni. Pensare che i propri genitali siano brutti è un problema psicologico e offrire una soluzione chirurgica come prima risorsa è quantomeno immorale.

Ecco, prima di tutto, far entrare in causa i chirurghi plastici mi sembra estremamente inappropriato, come chiamare e definire erroneamente la vulva (porzione anatomica del corpo superficiale) vagina (porzione anatomica del corpo più profonda). Detto questo, credo che l’artista abbia un tantino di confusione al riguardo, in quanto non è certamente il medico che spinge una paziente a sottoporsi a chirugia estetica genitale, ma è la donna che vivendo un disagio psico-fisico importante, vuole risolvere il suo problema affidandosi a tecniche chirurgiche avanzate. Molto probabilmente, lo scultore McCartney non è a conoscenza che decidere di affidarsi a mani esperte per migliorare un inestetismo del corpo, più o meno grave, è solo l’ultimo step di un lungo e sofferto processo di disagio. Il punto che mi preme precisare, non è se una vulva è bella o brutta esteticamente, ma di come ogni donna si rapporta ad essa, di come si sente e si vive nel rapporto con se stessa e con gli altri.

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