Negli ultimi mesi, sto dedicando molto spazio alla gluteoplastica con tecnica sotto muscolare. Si tratta infatti di un approccio che, in virtù della sua mini invasività, ha rivoluzionato il modo di intendere la chirurgia estetica al gluteo, rendendo i risultati molto più naturali e affini agli effetti dello squat in palestra.
Tra le domande che mi vengono poste con maggior frequenza quando parlo di questa tecnica, ci sono quelle relative alle protesi di gluteo utilizzate per l’intervento.
La prima cosa che mi preme ricordare è che si tratta di impianti molto diversi dalle protesi mammarie. Le protesi di gluteo sono inoltre più consistenti e soprattutto completamente lisce. La mancanza di texturizzazione è legata al fatto che, quando si cammina, il muscolo sfrega continuamente sulla protesi. Se gli impianti fossero texturizzati, sarebbe infatti molto alto il rischio di accumuli sierosi.
Questi impianti sono così lisci anche per favorire il loro inserimento attraverso un’incisione molto piccola – che è la base della mini invasività della tecnica – e tramite uno strumento noto come Keller Funnel, che possiamo paragonare a un sàc a poche per quanto riguarda il funzionamento.
Garantite a vita contro la rottura, le protesi di gluteo sono interessate da un rischio praticamente nullo di di contrattura capsulare. In caso di problemi – rarissimi – possono essere rimosse e la paziente torna esattamente come prima (l’effetto, in questo frangente, è simile a quello di una persona che smette di allenarsi e che perde un po’ di massa e tono muscolare a livello del gluteo). Inoltre, non creano alcun problema quando si ingrassa o si dimagrisce, dal momento che sono comunque coperte dal muscolo grande gluteo.