Lo scorso 6 agosto è venuto a mancare a 90 anni Ivo Pintaguy, conosciuto come il filosofo della chirurgia plastica.
Stroncato da un arresto cardiaco nella sua abitazione di Rio, Pitanguy è stato un indiscusso maestro al quale non posso non dedicare qualche parola.
Voglio farlo iniziando a ricordare il suo lavoro, lungo e instancabile, per il riconoscimento della professione di chirurgo plastico. Ha perseguito questo importantissimo obiettivo sia attraverso un numero impressionante di pubblicazioni – nel corso della sua carriera ne ha firmate circa 1.800 – sia sul campo, operando gratuitamente i più bisognosi.
Quando si parla della sua dedizione alla professione capita spesso di ricordare un episodio risalente al 1961, quando operò, sempre gratuitamente, decine di persone che erano rimaste coinvolte nell’incendio di un tendone da circo a Niteroi, permettendo loro di continuare a vivere in maniera serena dopo una tragedia impossibile da dimenticare.
Non si contano le star che sono entrate nella sua clinica a Rio. VIP come Gina Lollobrigida, Niki Lauda, Elizabeth Taylor, Jackie Onassis e Naomi Campbell (la super top inglese gli ha dedicato un commosso tributo su Instagram) sono solo alcuni tra i suoi clienti, nomi del jet set che gli hanno permesso di guadagnare una fama mondiale meritatissima e mai scalfita dalle critiche.
Attaccatissimo al suo Brasile, Pitanguy è comparso per l’ultima volta in pubblico pochi giorni prima di andarsene in occasione dell’inaugurazione dei Giochi Olimpici, portando la torcia in sedia a rotelle.
Vera e propria icona, era così ricco da potersi permettere di vivere su un’isola privata e di andare in ospedale in elicottero. Nonostante questo sfarzo non ha mai smesso di dedicarsi alle esigenze mediche delle persone meno abbienti, tanto da creare nella sua clinica un reparto ad hoc per gli interventi di chirurgia plastica gratuiti o a costo ridotto.
Chiunque lavori in questo campo gli deve tantissimo, in quanto ha contribuito tantissimo a dare alla professione di chirurgo plastico ed estetico quella dignità scientifica che ci permette oggi di godere della piena fiducia dei pazienti.